Alta velocità e lentezza. Possono convivere due atteggiamenti opposti?

“L’Unione europea accelera sull’alta velocità. Il treno sorpasserà l’aereo”. Si andrà da Roma a Monaco di Baviera in sei ore invece di nove ore e mezzo e da Roma a Parigi in meno di nove ore invece di quasi undici. Sono alcuni degli obiettivi del piano trasporti reso noto il 5 novembre dalla Commissione europea per rilanciare l’alta velocità su tutto il territorio comunitario. Serviranno da oggi al 20240 investimenti pubblici e privati per 342 miliardi di euro.
“Il piano – ha affermato il Commissario Ue ai trasporti – è destinato a rivoluzionare il modo in cui vengono percepite le distanze di viaggio in Europa e avvicinerà gli europei in un’economia più verde, più forte e competitiva”.
Non c’è dubbio è una buona notizia. Accanto alla pagina del giornale che il 6 novembre la riporta c’è una copia di “Aggiornamenti sociali” di settembre 2025 con l’immagine di copertina che ritrae un cartello posto non a caso tra foglie verdi e foglie secche dove si legge “Rallentare”.
Basta questa scritta per pensare l’alta velocità come una conquista di cui essere lieti ma anche di un rischio di cui essere allertati.
Correre per arrivare prima o per stare sul pezzo è diventato un esercizio quotidiano: al “chi si ferma è perduto” si sostituisce il “chi rallenta non solo è perduto ma è anche ingombrante”.
L’accostamento tra il “rallentare” e l’”alta velocità” porta a qualche riflessione che va oltre la logica dell’economia, della competitività, del successo.
In verità più l’uomo è veloce nelle sue azioni più scopre e sperimenta di avere poco tempo, si rende anche conto che la velocità non rende più vicino l’uno all’altro, non aiuta a conoscersi meglio visto che l’incontro dura pochissimo tempo.
Tutto corre così veloce che le ore, i giorni, gli anni sfuggono di mano. Come rispondere a una sfida diventata quotidiana?
Scrive Giuseppe Riggio, concludendo l’editoriale di “Aggiornamenti sociali”, che solo trovando un equilibrio dei tempi della vita umana con quelli della natura: “Si realizza quel rallentare che non consiste in uno stato momentaneo, una parentesi nel flusso degli impegni, bensì è un atteggiamento interiore e una maniera di cogliere la realtà. Dove l’andare spedito e il sapersi fermare possono convivere per il bene del singolo e della comunità”.
L’invito è a scoprire e sperimentare ritmi sostenibili nelle dinamiche sociali evitando la fuga dalla realtà o il rischio di ritagliare qualche spazio temporaneo e illusorio.
Lo scrittore Luis Sepùlveda, nella favola “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza”, attribuisce alla lentezza il valore di un comportamento di rottura, di un gesto rivoluzionario. “È una nuova forma di resistenza – scrive – in un mondo dove tutto è troppo veloce. E dove il potere più grande è quello di decidere che cosa fare del proprio tempo”.
Si tratta di decidere la qualità della vita, una decisione che spetta unicamente all’uomo che di fronte alla possibile dittatura della macchina diventa “rivoluzionario” perché pensante.




