Retroscena Chiesa, il no all’Italia e quei segnali emersi anche quando era alla Juve

Coverciano, 1° settembre. Rino Gattuso spiega la scelta che ha destato più curiosità nella sua prima lista dei convocati da ct dell’Italia, l’assenza di Federico Chiesa: “È stata una scelta condivisa, ho sentito Fede e mi ha detto di non sentirsi pronto” . Stessa location, 7 ottobre, giorno del secondo raduno di Gattuso ct: “Con Chiesa c’è stata una lunga chiacchierata, sa cosa penso di lui, ma bisogna anche rispettare quello che dice il giocatore, lui non si sente al 100% e deve risolvere delle problematiche” . Sempre il Centro Tecnico Federale e sempre Gattuso, ma lunedì: “Parlo spesso con Chiesa, e ripeto, bisogna rispettare le scelte e le problematiche che ognuno di noi ha e io devo rispettare quello che mi dice il giocatore. Scelta sua? Sì – ridendo – è di facile lettura, altrimenti non sarei stato qui a spiegarlo ancora” . E di Chiesa, la scelta di non vestirsi d’azzurro, lo è in fondo stata fin dalla prima volta che Gattuso gli ha telefonato, come si capisce chiaramente da quel “Mi ha detto di non sentirsi pronto” con cui il ct aveva motivato la scelta condivisa del 1° settembre. All’epoca Chiesa aveva disputato solo tre brevi spezzoni nel Liverpool (con un gol) ed era reduce da una prima stagione in Premier nella quale aveva giocato appena 466 minuti: la scelta, dunque fondava su basi solidissime. I contatti tra il ct e l’ala sono proseguiti con costanza, perché Gattuso ha sempre considerato Chiesa uno del gruppo.
Gattuso: “Devo rispettare quello che mi dice il giocatore”
E nel gruppo lo avrebbe inserito a inizio ottobre, quando agli spezzoni in Premier, saliti a cinque e con un altro gol, si erano aggiunti i 90 minuti in Coppa di Lega contro il Southampton, conditi dagli assist per il 2-1 del Liverpool: numeri che lo avevano fatto eleggere giocatore del mese di settembre dai tifosi dei Reds. E avrebbe ancora sperato di inserirlo adesso, ma… “Devo rispettare quello che mi dice il giocatore”. Situazione già vista alla Juventus: estremamente scrupoloso nel dare ascolto ai segnali del proprio corpo (e probabilmente reso ancor più scrupoloso dall’infortunio al ginocchio subito a gennaio 2022 e dalla successiva infiammazione che ne posticipò il rientro da agosto a novembre), in più di un’occasione un Chiesa disponibile per i medici era stato lasciato fuori da Allegri perché non si sentiva in perfette condizioni. Lunedì Gattuso ha spiegato la situazione con aria un po’ rassegnata, ma serena. Non c’è un caso Chiesa. Non c’è però neanche più margine perché di fronte a un’altra frenata non ne nasca uno.
Figc e Lega spazio per un mini stage il 9-10 febbraio
Le partite con Moldavia e Norvegia verosimilmente non incideranno sul destino della Nazionale e dunque lo stesso sarà per la decisione di Chiesa. I playoff del 26 e 31 marzo determineranno però il ritorno azzurro al Mondiale dopo 12 anni oppure la terza nefasta esclusione consecutiva. Se l’attaccante del Liverpool dovesse comunicare a Gattuso di non sentirsi ancora pronto per quell’appuntamento decisivo e l’Italia conquistasse la qualificazione al Mondiale, a quel punto diventerebbe un serio problema per gli equilibri del gruppo inserirlo nella spedizione diretta in Nord America, al posto di qualcuno che ha sempre risposto presente. Nel frattempo, Figc e Lega potrebbero riuscire a trovare lo spazio per un mini stage azzurro il 9-10 febbraio, che giunti a questo punto potrebbe essere il momento ideale per inserire Chiesa nel gruppo. Stage o playoff, però, la prossima volta che Gattuso gli chiederà se se la sente di rispondere alla convocazione, un altro no rischierebbe seriamente di essere un no al Mondiale.
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