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Rassegna stampa – La finale più bella

La (più) bella (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Una rivalità non è necessariamente un`ostilità. Lo sosteneva Freud, e deve sicuramente esistere un sentimento che tocca l`inconscio nell`ormai eterna sfida tra Sinner e Alcaraz. Non si tratta semplicemente di una questione di rispetto che coinvolge la profonda stima, quasi affettuosa, che li lega, ma c`è di più: uno non può fare a meno dell`altro perché dell`altro agonisticamente si nutre, dall`altro trae la linfa vitale per andare oltre i limiti e scoprire ogni volta una fondamentale minuzia, tecnica o psicologica, per essere migliore. Lo sport si è sempre beato di grandi sfide, che rappresentano il sale del suo successo: dunque, la contrapposizione tra i due giovani titani è destinata a segnare un`epoca, riproponendo le grandi rivalità che hanno animato il tennis nella sua storia, da Laver e Rosewall a Borg e McEnroe, da Sampras e Agassi a Federer e Nadal e poi Nadal e Djokovic. Intanto, oggi a Torino giocheranno la settima finale consecutiva tra di loro, come era nelle palpitanti attese del mondo intero, ormai estasiato di fronte a ogni duello che li coinvolga. Per Sinner, giustiziere del povero De Minaur per la tredicesima volta, è la decima in 12 tornei, nonché la terza di fila alle Finals: un`impresa riuscita in precedenza a Nastase, McEnroe, Lendl, Becker, Federer e Djokovic, a proposito di miti. Non solo: Jannik è il terzo di sempre dopo Roger (2006-07) e Nole (2015 e 2023) a giocare nello stesso anno le quattro finali Slam e quella del Masters. Dall`altra parte Alcaraz, che battendo Auger-Aliassime in due set ha riportato uno spagnolo all`ultimo atto dopo 12 anni (nel 2013 Nadal perse da Djokovic), disputerà la decima finale degli ultimi 11 eventi disputati (e la dodicesima complessiva del 2025) e ha vinto 56 partite da Montecarlo a oggi, con appena quattro sconfitte, oltre ad essersi assicurato il numero 1 di fine anno per le seconda volta in carriera. Uomini da record, ma il titolo di Maestro stavolta si porta dietro un significato che va oltre un altro grande trofeo da esibire: dopo essersi divisi per il secondo anno di fila gli Slam, il titolo alle Finals incoronerebbe il migliore della stagione, a prescindere dal ranking. E Jannik, per provare a spostare gli equilibri delicatissimi di una sfida stellare, può affidarsi a quelle 30 vittorie consecutive sul veloce indoor e alle ultime nove partite torinesi senza set persi: «Continuo a pensare – ha detto l`altoatesino – che tra Vienna, Parigi e qui ci siano tre scenari diversi. Allo stesso tempo non devi gestire il vento, il sole e molte altre situazioni. Mi sento semplicemente molto a mio agio, forse la superficie si addice meglio al mio gioco perché sono uno che colpisce abbastanza piatto, ho questo gioco ritmico, che mi dà fiducia nel continuare a spingere e nel cambiare direzione un po` più facilmente. Credo sia questo che rende il tennis indoor così confortevole per me». Fino a una rivelazione magari inattesa, eppur sincera: «Un`altra finale a Torino? Ho fatto un grande passo in avanti rispetto all`anno scorso, posso dire questo. Servo meglio, gioco meglio un po` tutto. Almeno questo è il mio giudizio personale su me stesso: a ogni modo è stata una stagione incredibile e giocare un`altra finale qui è ancora più bello. Comunque vada, sarà una grande motivazione per la preparazione invernale e l`inizio della prossima stagione». […] Come a Roma a maggio, Carlitos si ritroverà gladiatore in un`arena tutta per l`altro, anche se in questa settimana il pubblico di Torino gli ha sempre tributato un`accoglienza caldissima e molto rispettosa. […] «Spero che tre o quattro spettatori saranno dalla mia parte…Al di là degli scherzi, sarà un match molto difficile, ma sono felice di avere l`opportunità di giocare di nuovo con Jannik. Sarò molto concentrato a mettere in campo il mio miglior tennis, sappiamo che quando ci affrontiamo il livello deve sempre essere al top». […]

Giganti allo specchio (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Anche questa volta il servizio sarà decisivo. Dalla finale di New York, i miglioramenti di Jannik sono stati clamorosi e ormai la sua percentuale di prime viaggia costantemente sopra il 70%. Se la spinta di Jannik sarà importante, allora lo spagnolo dovrà prendere più rischi per smantellare il forcing del numero 2 al mondo. Se la battuta non sarà così efficace, Alcaraz potrebbe prendere in mano la situazione e determinare col diritto senza soffrire più di tanto la diagonale di rovescio. Carlos, più concentrato, è cresciuto al servizio negli ultimi tempi. Non ha fatto grosse modifiche al movimento, ha semplicemente accorciato di poco il mulinello, la preparazione, e aumentato l`attenzione. A questo livello, quando si affrontano due fenomeni, sono i minimi dettagli a fare la differenza. Le finali giocate negli ultimi sette confronti diretti, a parte forse i due set conclusivi a New York, hanno dimostrato che nelle sfide tra Sinner e Alcaraz non c`è mai uno che abbia nettamente i favori del pronostico. Entrambi sono motivati dalla conquista di un trofeo che va oltre il valore intrinseco, perché decide in pratica chi è il migliore dell`anno dopo che si sono spartiti due Slam. Ogni volta che si sfidano l`asticella si alza, ma tatticamente non c`è nulla che si possano inventare: vincerà chi prenderà il comando dello scambio. Sarà fondamentale per Sinner tenere molto alto il ritmo ed evitare di far giocare troppo il dritto ad Alcaraz. Lo spagnolo, infatti, è letale quando ha il tempo di colpire il dritto dal centro del campo girando intorno alla palla. Tirano forte, profondo, aprono gli angoli: la difesa sarà solo un fattore saltuario. Più muscolo e varietà di colpi per lo spagnolo; più potenza e solidità complessiva per l`italiano. Se Jannik tira sempre più forte fino a sfiancare l`avversario di turno con una solidità senza eguali, lo spagnolo sa come spezzare il ritmo di chi lo affronta, grazie a un servizio molto carico e a un repertorio di smorzate e palle tagliate con cui tende una trama che riesce a invischiare i rivali, oltre a una mano decisamente educata a rete. Va detto tuttavia che il tentativo annunciato da Sinner dopo gli Us Open di uscire dalla propria comfort zone per diventare un giocatore più completo sta cominciando a dare i suoi frutti: alle Finals sta usando la palla corta con buona efficacia ma soprattutto nei momenti in cui è funzionale, senza forzare la scelta; quanto al gioco di volo, è nitido il vantaggio di Alcaraz, ma l`azzurro adesso sa scegliere meglio il momento in cui avanzare per chiudere il punto. La stagione è stata lunga e massacrante per tutti i giocatori approdati a Torino e dunque si è trattato di gestire al meglio le energie. […] La settimana di stacco tra Parigi e le Finals gli ha consentito un recupero ottimale e le quattro vittorie a Torino non l`hanno tenuto in campo troppo a lungo, permettendogli di arrivare in finale con la giusta dose di energie. Quanto ad Alcaraz, era solito soffrire fisicamente la parte finale di stagione, ma una programmazione più oculata e un lavoro più mirato sembrano aver risolto il problema: in definitiva, nessuno dei due avrà problemi di resistenza. […]

Musica Maestri! (Daniele Azzolini, Tuttosport)

La terza finale da Maestro, Giannik la estrae con compiaciuta semplicità dalla cocciuta determinazione di Alex De Minaur Roman. Fosse stato un altro, il nostro ragazzo dai mille pensieri delicati, avrebbe accompagnato la designazione con frasi altisonanti, calcando sul fatto che a Torino è difficile batterlo, allo stesso modo di com`era difficile a Roma, negli anni Settanta, per gli avversari di Panatta. Ma figurarsi se a Sinner possano attraversargli l`anima frasi del genere. Però, l`affermazione non manca di verità. Sul cemento del Pala Inalpi battere Jannik (e il suo pubblico) presenta non pochi problemi. Nelle ultime tre stagioni c`è riuscito solo un avversario. Difficile confrontare questo approdo alla finale con i precedenti. Nel 2023 il percorso fu, insieme, di crescita e di annunciazione. Nel procedere, già allora veloce, autorevole, ma non ancora inarrestabile, Sinner sembrava avvisare la concorrenza che un altro dei molto forti era prossimo a completare l`iscrizione al Club dei Maestri. Il professore che avrebbe apposto il voto sul suo libretto di studi era ancora Novak Djokovic. Sinner lo superò facile nel Round Robin, ma al termine della scalata lo ritrovò in finale, nello stato d`animo adrenalinico di chi si sente in missione. Voleva il settimo trofeo alle Finals, uno più di Federer, e alla fine se lo prese. L’ultima vittoria su Sinner. Djokovic ricominciò a perderci dalle successive finali di Coppa Davis: la finale del 2024 fu quella da numero uno. […] Quest`anno ammiriamo un Sinner di lotta e di governo. Attento ai colpi, all`inserimento di quanto imparato negli ultimi mesi, e alla gestione delle risorse. Forse meno feroce (c`è chi sostiene che abbia anche perso qualche chilometro di velocità nei suoi colpi base), ma non per questo meno forte. Di sicuro completo, con un servizio monstre, che ha illuminato tutto il suo cammino, e fa male a chiunque dall`alto dei 220 orari che tocca con relativa facilità, ma anche disposto a inserire nuove note nello spartito dei suoi incontri. Forse ha ragione chi dice che colpisca con meno forza, ma credo lo faccia per avere il modo di inserire con agio i nuovi schemi, le avventure a rete, la ricerca dei drop
shot più propizi. Un uomo in cerca della propria fluidità… In questo contesto ha preso forma l`ennesima vittoria su Alex De Minaur. La tredicesima, a zero… Match che ormai creano un certo imbarazzo a scriverne, se è vero che occorre tatto anche (soprattutto?) per dire la verità. Avevo scritto, su Tuttosport, che l`australiano, anche con il suo tennis rettificato nei centimetri cubici del motore, non ha un solo buon motivo per battere Sinner, che lo sovrasta in tutto. E oggi, che volete che vi dica… Confermo tutto, anche se un po` dispiace perché la voglia di crescere, e di ottenere qualche vittoria di prestigio nella sua carriera (negli Slam non ha mai superato i quarti), lo porta a lavorare il doppio degli altri. Forse è mal consigliato, non saprei dire. Magari qualcuno gli ha messo in testa che la soluzione ai suoi problemi è quella di diventare più simile a Sinner. Ovviamente non è così, e anche ieri il meglio di sé Alex l`ha dato negli scambi veloci, ma finalizzati all`avanzamento verso la rete, dove sa chiudere volée egregie. Cinque a cinque, il punteggio del primo set, e almeno una risalita dallo 0-40 sul proprio servizio, per un Sinner preso un po` in contropiede. Ma quella parte era l`allenamento. Poi Sinner è entrato in partita e De Minaur, come sempre, ha raccolto briciole, fino a chiudere per consunzione dei suoi neuroni tattici. Oggi la terza finale Master della sua storia da campione. Per non sbagliare, Jannik lavora su come battere Carlitos…

Sinner, occhi sul trofeo (Carlo Galati, Libero)

Jannik Sinner si prende – ancora una volta – la scena di Torino. L`azzurro agguanta la terza finale consecutiva alle ATP Finals battendo per la tredicesima volta in altrettanti incroci Alex de Minaur: 7-5 6-2, un punteggio che racconta solo in parte una partita dai due volti. Perché per un`ora buona l`australiano gioca il tennis che dovrebbe, almeno sulla carta, metterlo in condizione di impensierire il numero 2 del mondo: aggressivo, piatto, velocissimo, ma come sempre gli capita con Sinner, non basta. L`equilibrio regge fino all`11esimo gioco di un primo set tirato, in cui Sinner deve sudare otto palle break prima di scardinare finalmente la resistenza dell`australiano. Basterebbe il dato dei punti giocati al servizio per capire il senso del parziale: 33 per Jannik, 59 per De Minaur, segno evidente di quanto ogni turno dell`australiano fosse un tour de force. Sinner non scappa, resta lì nel punteggio, centimetro dopo centimetro, aspettando la crepa nel muro avversario. La trova sul 5-5, e da lì cambia tutto chiudendo poi il primo set. Il secondo parziale è un`altra storia: Sinner ritrova profondità, fluidità e soprattutto quella forza tranquilla che lo accompagna nei momenti migliori. Break immediato, inerzia spostata definitivamente dalla parte dell`azzurro e un parziale che diventa quasi un monologo. […] De Minaur, dal canto suo, vede il livello scendere proprio dove non può permetterselo: «Nel secondo set il mio servizio è calato… e se non servo molto bene, contro Jannik, sono nei guai». […] «Per batterlo devi colpire forte, piatto, profondo e vicinissimo alle righe. So cosa devo fare, ma non è così semplice. Continuo a pensare di avere molto da dare, devo solo trovare un equilibrio sano e non spingermi troppo nei miei limiti». Parole che confermano quanto il 30esimo successo indoor consecutivo di Sinner sia figlio non solo dei colpi, ma anche di una solidità mentale che ormai appare sconfinata. In conferenza stampa, Jannik analizza con la calma del predestinato: «Ho avuto palle break nel primo game e lui nel secondo. L`inizio dei set è sempre fondamentale». Con quella di ieri fanno 30 vittorie consecutive indoor, un dato che da solo basterebbe a spiegare il predominio: «Le dimensioni dei campi sono simili, ma indoor non devi gestire sole, vento… è un tennis che si adatta al mio gioco e al mio ritmo. Mi fa sentire più sicuro». Poi un pensiero su De Minaur, avversario sempre più competitivo: «Lui sta migliorando tanto, il backhand, qui era più forte rispetto a Vienna. È diventato un giocatore più costante, ha gran fisico e mentalità. Può entrare nei primi 5 al mondo». Infine, una riflessione sul percorso personale, con quel tono semplice che fa parte del personaggio: «Ho fatto una stagione incredibile, quasi sempre in finale. Sono felice di finire l`anno con un`altra finale. C`è mio fratello qui… mamma e papà credo non verranno, avranno qualcosa di più importante da fare a casa», sorride. […]

I soliti noti (Stefano Semeraro, La Stampa)

Chiamiamoli The Band, perché tutto il resto, da due anni a questa parte, sembra un gruppo di supporto. Undici mesi di tennis, da gennaio a novembre, come un lungo preludio punteggiato da cinque, sei appuntamenti imperdibili. La costruzione di una rivalità che oggi, sul cemento delle Finals, chiude il bilancio dell`anno 2025. Molto provvisorio, perché il dialogo agonistico fra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner, l`abbiamo capito, è destinato a durare a lungo. Tanto che qualcuno inizia a chiedersi se faremo in tempo ad annoiarci. Era la finale attesa, si è materializzata con la forza di certe profezie che finiscono per autorealizzarsi. […] Sinner contro Alcaraz, atto sesto della stagione, 17° in totale contando anche l`incunabolo del 2019 nel Challenger di Alicante, vinto dal Niño sedicenne. Il bilancio inclina verso la Spagna, undici a cinque, anche limitandosi all`ultima stagione Carlitos conduce nettamente, quattro vittorie, fra cui quella epocale dl Roland Garros (le altre a Roma, Cincinnati e New York), contro l`unico successo della Volpe, ma pesantissimo, sul Centre Court di Wimbledon. Anche a Riad, nell`esibizione foderata dai petrodollari sauditi, l`ha spuntata Jannik, ma quella, come direbbero a scuola, non fa media. Per onestà bisognerebbe escludere dal conto Cincinnati, dove Sinner si è ritirato a finale appena iniziata per un malore. Tutto il resto sono pietre preziose. A Torino c`era in palio anche il numero 1, ad Alcaraz è bastato vincere tre match nel girone per rendersi irraggiungibile e schivare il pericolo. Il fascino del primo duello indoor dell`anno, nel torneo dei Maestri, comunque rimane. Anzi, pulsa. «La cosa che impressiona di Jannik è il ritmo soffocante», dice Calimero De Minaur, tredici tentativi e tredici sconfitte, che in semifinale per un set (7-5 6-2) è sembrato lavarsi via di dosso l`inferiority complex. A dire il vero in settimana Jannik, alla 30a vittoria filata al coperto (non perde dalla finale di Torino del 2023 contro Djokovic), è sembrato ancora più impressionante al servizio, che non cede da 39 turni. Regolato il lancio di palla, troppo basso, anche l`ingranaggio più delicato ha fatto clic. «Sono stato molto solido», riconosce il Rosso. «Specie sui punti importanti, spero di continuare così». Alcaraz sul veloce indoor in carriera non ha mai brillato troppo e nel girone ha lasciato un set a Fritz, contro Aliassime però ha ripreso a collimare passanti lungolinea, lievitare smorzate delicate come soufflé, picchiare diritti seriali sopra i 180 all`ora. […] Jannik, a 24 anni, è il più giovane dai tempi di Lleyton Hewitt a comparire in tre finali del «Masters», per Carlitos sarà la prima volta. […]

Sinner e Alcaraz, spettacolo finale (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Non è solo perché sono più bravi a tennis che Alcaraz e Sinner si alternano al comando della classifica, dividendosi i maggiori tornei, e oggi si ritrovano di fronte per il titolo delle ATP Finals all`Inalpi di Torino. Come tutti speravano. E` per l`attitudine al lavoro e per la velocità di esecuzione. E` per la forza di volontà e di concentrazione, per i progressi e per la personalità. Che squillano eclatanti nella superiorità sugli altri top 10. Così, nelle semifinali, prima Jannik e poi Carlos, confermano di meritarsi un altro duello fra loro al vertice, il numero 16. Con lo spagnolo, avanti 10-5 (4-1 quest`anno) nei testa a testa con Jannik, che domina per la quinta volta di fila (6-2 6-4) il ritrovato, sensibile, intelligente Felix Auger-Aliassime dal temibile uno-due, servizio-dritto, ideale indoor. Pur concedendosi i soliti lapsus di intensità e gli eccessi di leziosismo, ma con una potenza di colpi e una elasticità atletica insuperabili per il canadese. Che, da giugno, è volato dal numero 30 al 5 ATP. Bazzecole rispetto all`erede di Nadal che gioca la decima finale negli ultimi 11 tornei. E sorride. Aiuto! Sorride tanto. Da numero 1 che gioca bene anche indoor. Anche se parte con le marce basse, al 70%, anche se non è comunque brillante e concretizza appena 3 palle break su 13, sbagliando molto più del solito soprattutto di dritto, Jannik Sinner è comunque troppo forte di testa, di solidità, di capacità di mettere giù una prima decisiva nei momenti importanti. E, una volta che si mette in tasca il primo set per 7-5, sprinta alla sua maniera, dimentico di quanto appena successo e di schiacciare per 6-2, per la 13a volta su 13, uno che gli altri colleghi chiamano “Demon”, Demonio, per quanto corre come un gatto e rimette di là del net una marea di palle, bravissimo nella transizione difesa-attacco, come Alex de Minaur. Così il profeta dai capelli rossi, con 30 successi di fila sull`amato indoor, diventa il 3° finalista nello stesso anno in tutti gli Slam e pure alle Atp Finals, dopo Roger Federer (2006, 2007) e Novak Djokovic (2015, 2023), con la 10a finale su 12 tornei del 2025 (33 in carriera), la 3a di fila al Super8 di Torino […]. Pronto a difendere oggi il titolo conquistato 12 mesi fa, con l`arma nuova di un servizio che non viene brekkato da Shelton nei quarti di Parigi. «Rispetto a un anno fa servo meglio e gioco meglio un po` tutto», ammette. Dopo Aliassime, Zverev e Shelton, anche de Minaur si gioca le sue carte, cercando di rubargli il ritmo coi piedi sempre ben dentro il campo, attaccandolo appena può, ma regge fino al 5-5. Poi, l`ottava spallata (palla break), crolla davanti a un micidiale rovescio lungolinea. Anche se in telecronaca Paolo Bertolucci commenta: «L`ha tenuto a galla San Servizio col 78% di prime in campo e l`84% dei punti». Poi mette il turbo e schizza via, sfiorando il 5-0 e poi chiudendo per 6-2. E de Minaur non può più tenere botta. «All`inizio è stata difficilissima, ho sbagliato qualche risposta e lui ha servito molto bene, poi ho alzato il livello». […] De Minaur che è passato dalla depressione post rimonta subita da Musetti al gran match con Fritz che l`ha portato in semifinale, ha le orecchie basse: «Ho affrontato Sinner tante volte e, anche se molti non ci credono, so come batterlo;
il problema è che non è così semplice. Devi colpire la palla in modo molto forte, molto piatto, molto profondo e molto vicino alle righe. Io ci provo, ma non è la cosa più facile. Devi anche servire bene per tutta la partita e nel secondo set sono un po` calato. Non ho ancora raggiunto il mio picco, ma devo stare attento a quanto mi spingo oltre i miei limiti e a quanta pressione mi pongo, altrimenti finisco nei miei buchi neri
». […]

Niente “doppia” finale, la Davis per riprovarci (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Deve attendere ancora l’Italtennis per avere una sua coppia a giocarsi in doppio il titolo delle Atp Finals. Svanisce sul più bello il sogno di Simone Bolelli e Andrea Vavassori, primo binomio tricolore ad aver superato il round robin del prestigioso evento di fine anno: a stopparli in semifinale il finlandese Harri Heliovaara e l`inglese Henry Patten, che si sono imposti 6-4 6-3 in un`ora e un quarto, senza patire in alcun modo il caloroso incitamento del pubblico della Inalpi Arena verso i beniamini di casa. E oggi contendono il trofeo ai britannici Joe Salisbury e Neal Skupski, ancora imbattuti, dopo essersi aggiudicati per 6-7(3) 6-3 10-8 il derby della Union Jack con i n.1 del mondo Julian Cash e Lloyd Glasspool. Sono andati a tutta birra, proprio come gli originali occhiali gialli con due boccali sfoggiati all`ingresso in campo (dopo quelli “impallati” indossati venerdì) i trionfatori di Wimbledon 2024 e degli Australian Open a gennaio, seconda testa di serie a Torino. Hanno aggredito fin dal primo quindici gli italiani, un po` meno brillanti rispetto alle prime uscite, così da concedere troppo, specie sulla seconda di servizio (appena il 17% di punti). Il turno perso dal 40enne di Budrio già nel terzo gioco ha messo subito in salita il match per Bolelli e Vavassori (entrati con i consueti occhiali a specchio), al centro anche di un punto contestato nel quinto game: il giudice di sedia Renaud Lichtenstein ha fermato lo scambio sul 40-15 ravvisando un tocco di Bolelli sulla volée ravvicinata di Heliovaara, la videoreview non mostra alcun cambio di direzione della palla però la decisione viene confermata tra i fischi. E anche nel 2° set il break piazzato sul bolognese nel terzo gioco ha messo le ali al 36enne di Helsinki e al 29enne di Rochester, impeccabili sia al servizio (24 su 27 con la prima) che in risposta. «È iniziata male, con un break che potevamo evitare – ammette Simone con qualche rammarico – e, come sempre in questi casi, c`è anche una piccola componente di sfortuna. Quel vantaggio ha permesso loro di giocare più tranquilli e costretto noi a rincorrere. Va detto, per onestà, che loro hanno disputato una grandissima partita». «Sono sceso in campo super carico, ma se bastasse la carica sarei sempre vittorioso – l’analisi del 30enne torinese -. Purtroppo ci sono gli avversari e ci sono punti che magari vanno bene, altri meno e non dipende solo da noi anche se siamo tra le coppie che lavorano di più nel circuito. È stata una settimana che ci porteremo sempre dentro entrambi, ricca di emozioni: bellissimo vincere due partite con un pubblico pazzesco e un`atmosfera speciale». Bole e Wave salutano Torino a testa alta, ma la stagione non è ancora finita: ora c`è la Coppa Davis. «Non vediamo l`ora di difendere i colori dell`Italia insieme a un gruppo di amici», sottolinea il veterano azzurro. […]

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