Dio e il denaro

Mi lascia sgomento e indignato la notizia riportata non a caso su un’emittente Mediaset, secondo la quale sarebbero le monete a unire le religioni: «Tre fedi che abitano sotto lo stesso cielo – quello di Abramo – nel segno della fratellanza, della pace e del dialogo interreligioso. Unite dall’emissione straordinaria di un trittico di monete, emesse dal MEF e coniate dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, che celebra la convivenza proficua di cristianesimo, ebraismo e islam nella città di Roma. Un omaggio anche a tre grandi edifici di culto: la Basilica di San Pietro, il Tempio Maggiore Ebraico di Roma e la Grande Moschea della Capitale. Un progetto dal significato profondo: sulle monete è raffigurato il cielo stellato che richiama il sogno di Abramo. A progettarle sono state due sorelle, entrambe artiste incisore della Zecca» (https://www.tgcom24.mediaset.it/2025/video/tre-fedi-tre-monete-roma-celebra-il-dialogo-interreligioso_106114819-02k.shtml).
Qui non si tratta di demonizzare il denaro, che, come strumento finalizzato alla persona, va comunque conservato e non sprecato. Ma il messaggio che emana da questa iniziativa, cui plaudono i rappresentanti delle tre religioni cosiddette monoteiste (anche se per il Cristianesimo parla solo il cattolicesimo), è scandaloso: sarebbe come dire che ciò che unisce le fedi nel Dio unico è il denaro, con tutto ciò che rappresenta. Mentre mi chiedo perché non si sia impedita una tale operazione mediatica e, se si vuole, politica, devo contestare con forza l’idea, che un antico saggio mi suggeriva secondo cui: l’unico dio che non conosce atei è il denaro.
La motivazione è semplice e al contempo difficile da digerire: la fede, ovvero, in questo caso le fedi, sono il luogo della gratuità, che per i cristiani si chiama «grazia». Nel contesto ebraico si tratta del dono della Torah, in quello islamico della unicità del Dio misericordioso. Questa operazione culturale a cosa invece tenderebbe se non a giustificare la logica del mercato col supporto religioso? Il cielo stellato che unirebbe i luoghi della fede come piazza san Pietro, la Sinagoga e la grande Moschea, sarebbe costituito da scintillanti monete?
Ritengo che quanti condividano questo sgomento di un ormai vecchio teologo dovrebbero alzare la loro voce e protestare perché l’iniziativa venga ritirata o almeno sconfessata, per esempio in ambito cristiano. Non ci rappresenta, come non può in alcun modo rappresentare la fede nel Dio di Gesù Cristo che ha rovesciato i denari dei cambiavalute nel gesto del tempio. Ho fiducia che l’orizzonte della gratuità possa essere condiviso anche dai rappresentanti delle altre religioni quali l’ebraismo e l’islamismo e mi attendo anche una loro reazione.




