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Ornella, la Signora dell’ironia che al Teatro Romano lasciò una scia di vita

È andata via come ha vissuto: imprevedibile ma con stile. Ornella Vanoni si è spenta a 91 anni, lasciandoci la sua voce inconfondibile, i suoi amori mai banali e un’eleganza che resterà. A Cassino, come ovunque, fu una scossa di vita.

Senza il tempo di un saluto, nemmeno di un ultimo inchino al suo pubblico prima che il sipario si chiudesse per sempre. Imprevedibile: esattamente come è stata la sua vita. Se n’è andata così, in un attimo, nella sua casa di Milano. A 91 anni, Ornella Vanoni ha chiuso gli occhi e, come sempre, lo ha fatto a modo suo: con quella discrezione che negli ultimi anni aveva sostituito i riflettori ma non la luce. Perché Ornella non si spegneva mai: splendeva, brillava, ironizzava, si raccontava con quella voce che sembrava burro e graffi allo stesso tempo.

Una donna che è sempre stata un paradosso meraviglioso: fortissima e fragile, spavalda e timida, sicura e tremante. Capace di ridere di tutto, soprattutto di sé. E capace, soprattutto, di vivere. Perché lei, anche quando il mondo l’avrebbe voluta seduta in poltrona, faceva ginnastica, stretching, esercizi di rinvigorimento. “Il corpo va mosso, sennò muore”, diceva sulla poltrona di Fabio Fazio. E lei lo muoveva. Eccome se lo muoveva.

Le note cantate a Cassino

Ornella Vanoni al conferimento della laurea Honoris Causa lo scorso giugno (Foto: Ermes Beltrami © Imagoeconomica)

Chi l’ha vista dal vivo lo sa: Ornella aveva il passo leggero, lo sguardo pesante e un’eleganza che non si poteva imitare. Cassino lo ricorda bene. Una sera d’estate, quando il Teatro Romano respirava come solo i monumenti millenari sanno fare, arrivò lei. Era il 24 luglio del 2002. Una donna che iniziava ad andare avanti con gli anni, sì, ma con un’energia che avrebbe zittito anche il pubblico più distratto.

E lì, su quelle pietre che hanno visto secoli di storia, Ornella cantò e danzò a piedi nudi, con una gonna rosso fuoco da flamenco che sembrava viva. Una scena che definire memorabile è poco: fu una scossa elettrica, una lama di vitalità, uno di quei momenti in cui capisci che certe persone non “si esibiscono”. Semplicemente accadono.

Quella sera, il Teatro Romano restò impregnato del suo passaggio. E forse lo è ancora: basta chiudere gli occhi e sembra di sentire il fruscio della stoffa, il ritmo dei passi, la risata ironica di Ornella, quella che arrivava sempre un secondo dopo il pubblico, come se volesse ricordarci che il vero spettacolo era lei, non la canzone.

La regina della canzone

Ornella Vanoni con Fabio Fazio (Foto: Ermes Beltrami © Imagoeconomica)

Non stava bene da qualche giorno. Diceva di avere un dolore alla schiena «come un coltello» e per questo aveva organizzato un periodo in una clinica di Pavia «sono bravissimi, li conosco, mi metteranno a posto» ha detto al telefono l’altro giorno al suo amico Maurizio Porro del Corriere. L’ambulanza invece è arrivata ieri sera intorno alle 23: un malore improvviso. Nonostante la rapidità, i medici hanno solo potuto constatare il decesso.

Era nata a Milano il 22 settembre 1934 in una famiglia agiata, Ornella Vanoni ha sempre portato con sé l’eleganza e il carattere della sua città. Si forma artisticamente al Piccolo Teatro di Giorgio Strehler, che la lancia come attrice e cantante. Nasce anche un amore travolgente con il regista, che però lei lascia quando lui sprofonda nelle dipendenze e deciderà di non seguirlo nell’abisso.

Diventa celebre con le canzoni della mala ma la svolta arriva nel 1960 con l’incontro artistico e sentimentale con Gino Paoli, amore tormentato ma eterno. Talmente tormentato che nello stesso anno lei sposa l’impresario Lucio Ardenzi. Ma finirà presto: «Ero ancora innamorata di Gino», confesserà. Con lui realizzerà nel 1985 una tournée rimasta indimenticabile, tra loro c’era musica, c’era sintonia, c’era una scintilla artistica che ancora scoccava al punto che Ornella sarebbe tornata a cantare anche ora con Gino: «ma è un orso e ormai non esce più di casa».

La carriera senza fine

Ornella Vanoni nella sua ultima apparizione da Fazio

La carriera decolla: Sanremo, teatro, tv, successi come L’appuntamento e Una ragione di più. Negli anni ’70 posa per Playboy con eleganza e senza mai essere volgare. Collaborazioni, premi, dischi, tour anche all’estero: la sua voce resta unica, raffinata, sensuale.

Negli ultimi anni, amatissima dal pubblico anche per la sua ironia e schiettezza, era ospite fissa da Fabio Fazio a settimane alterne: sarebbe dovuta andare domenica. Non ci sarà.

Mancherà una delle ultime voci capaci di raccontare l’amore senza svenevolezze, la malinconia senza piagnistei, la vita senza maquillage. Con ironia, certo. Con fragilità, spesso. Con verità, sempre. Se ne va una signora indimenticabile, che non ha mai avuto paura di mostrare le crepe e proprio per questo brillava più forte degli altri. Se ne va il sorriso storto, la voce calda, il passo nudo sul palco.

Rimane tutto il resto: la musica, le parole, l’ironia, la fragilità e quella sera a Cassino, quando una donna di 68 anni danzò come una ragazzina con il fuoco addosso. Una botta di vita. Una di quelle che ti restano addosso. Sempre. Per ricordare che la vita va affrontata con eleganza e leggerezza.

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