Crolla la Torre dei Conti a Roma: un operaio disperso, indagini sulle cause. Stasolla: “Una ferita nella memoria medievale della città”

Crolla la Torre dei Conti a Roma durante lavori di restauro finanziati con fondi Pnrr. Un operaio è disperso, tre sono rimasti feriti. Francesca Romana Stasolla, archeologa della Sapienza, parla di “una ferita nella storia urbana” e invita a “curare la memoria e rafforzare la prevenzione sul patrimonio storico”
(Foto ANSA/SIR)
La Torre dei Conti, all’incrocio tra largo Corrado Ricci e via dei Fori Imperiali, a Roma, è crollata improvvisamente questa mattina intorno alle 11.30. Sul posto sono subito intervenuti i Vigili del Fuoco con i nuclei speciali per tentare di salvare un operaio rimasto sepolto sotto le macerie. Tre sono stati tratti in salvo, mentre un altro è stato trasportato in codice rosso all’ospedale San Giovanni. Intorno alle 12.50, poi, si è verificato un secondo crollo, che ha costretto i pompieri a procedere a rilento nelle operazioni di soccorso. La struttura adesso viene monitorata anche dall’alto con droni, per valutarne la stabilità e il rischio di ulteriori cedimenti. Sul posto sono accorsi il sindaco Roberto Gualtieri, il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e il prefetto della Capitale, Lamberto Giannini. Sulla Torre dei Conti erano in corso lavori di restauro finanziati per 6,9 milioni di euro, con fondi del Pnrr – programma Caput Mundi. L’intervento di restauro si sarebbe dovuto concludere il 30 giugno 2026. La procura di Roma ha aperto un fascicolo con ipotesi di reato di lesioni colpose.
Francesca Romana Stasolla (© Custodia di Terra Santa )
Sul crollo il Sir ha raccolto il commento di Francesca Romana Stasolla, professore ordinario di Archeologia cristiana e medievale presso il Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Roma La Sapienza. Stasolla ha diretto numerosi scavi archeologici e attualmente dirige le indagini archeologiche nel complesso del Santo Sepolcro a Gerusalemme.
Professoressa Stasolla, che peso ha questa perdita per Roma e per la memoria del suo passato medievale?
È un peso importante anche perché il Medioevo romano è un Medioevo che è stato profondamente intaccato dalle trasformazioni urbanistiche, soprattutto in momenti in cui al Medioevo veniva scarsamente riconosciuta una sua dignità, rispetto invece, per esempio, all’età romana imperiale.
La perdita di un monumento è sempre una ferita nella storia urbana.
In attesa di indagini accurate, quali ritiene possano essere state le cause più probabili di questo crollo?
È evidente che c’è stato un problema strutturale ma non possiamo dire nulla, in questo momento, fino a che non verrà effettuata un’analisi di dettaglio sulle cause che hanno portato a questo crollo. I monumenti sono edifici fragili e lo sono ancora di più ancor quando devono vivere in un contesto urbano, quindi con sollecitazioni di vario tipo, pensiamo al traffico di superficie e sotterraneo, ai fattori inquinanti e così via. Pur essendo in qualche modo tutti costantemente monitorati, a volte, dipendono da equilibri molto fragili.
Quanto avvenuto mette in luce la fragilità del nostro patrimonio storico e, forse, anche una scarsa attenzione nei confronti dello stesso…
No. Io credo che l’attenzione ci sia e abbiamo anche una legislazione degli organi di tutela sul nostro patrimonio. È chiaro che, quando questo patrimonio è innestato in un tessuto urbano, esso deve convivere con delle esigenze di vita urbana che noi riteniamo indispensabili e che aumentano considerevolmente. Ne deriva che
il bilanciamento nella convivenza tra uomini e monumenti è sempre più faticoso.
Roma è un mosaico di epoche sovrapposte: come continuare a vivere e costruire in una città così unica senza tradirne la memoria?
È possibile cercando un equilibrio che va riaggiornato costantemente perché le città sono degli organismi viventi in continua mutazione. E di questo dobbiamo prendere atto: anche la storia architettonica di Roma è una testimonianza di queste profonde trasformazioni. Non c’è una sola epoca ma c’è una diacronia cronologica e che noi possiamo apprezzare, ma che è anche il frutto di scelte, di compromessi proprio per la convivenza tra uomini e città storiche. E questo è un dato su cui in Italia si lavora molto, si fa molta ricerca e si cerca di fare anche opera di prevenzione e di manutenzione. Ma rimane sempre un problema aperto per la struttura stessa di molti centri storici italiani, soprattutto quando questi ultimi, come nel caso di Roma, sono molto grandi e dunque è impensabile poter evitare i servizi primari come, per esempio, i trasporti.
Le nuove tecnologie – digitalizzazioni, ricostruzioni 3D, realtà aumentata, intelligenza artificiale – possono essere strumenti efficaci per preservare la memoria di monumenti che non ci sono più?
Sicuramente sono strumenti efficaci per salvarne la memoria nei particolari ai fini di interventi conservativi e di ripristino. E sono efficaci anche per promuovere una conoscenza diffusa e quindi una maggiore consapevolezza di questi monumenti. Poi è chiaro che il rapporto col monumento non è mai sostituibile rispetto a qualsiasi sua forma di visione.
Quando un monumento crolla, non si perde solo un pezzo di pietra ma anche un frammento di ‘identità’ collettiva. Come si può restituire alla città la consapevolezza di ciò che è venuto meno?
Io credo che la consapevolezza ci sia, non fosse altro per il fatto che questo crollo è andato immediatamente sulle prime pagine di tutti i giornali. Quindi, diciamo, la consapevolezza collettiva c’è.
Ora si tratta di curare e ricucire questa ferita e di capire quali sono le cause per poter migliorare l’azione di prevenzione che già viene fatta ma che ovviamente è sempre in costante possibile miglioramento. Su questo, come ho appena detto, le nuove tecnologie aiutano molto.
Scheda. La Torre dei Conti è un esempio delle case-torri della Roma medievale, dimore e fortezze delle famiglie baronali e delle autorità ecclesiastiche. Costruito sui resti del Tempio della Pace forse già nel IX secolo, l’edificio fu fatto ampliare da papa Innocenzo III nel 1203. Nelle intenzioni del pontefice, la torre doveva rappresentare il potere ecclesiastico e tutelare le processioni papali da San Pietro al Laterano. La torre in origine doveva superare i 50-60 metri. La torre subì un restauro sotto il pontificato di Alessandro VIII, alla fine del Seicento. Nei secoli successivi la torre, diroccata e abbandonata, fu utilizzata come fienile e come deposito di carbone. Gli sventramenti eseguiti tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta del Novecento per l’apertura di via Cavour e dell’attuale via dei Fori Imperiali hanno determinato il suo isolamento e la distruzione del dedalo di viuzze che la circondava.
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