Trends-CA

Khaby Lame conquista Hong Kong: il “fratello senza parole” diventa ambasciatore globale della città

Hong Kong guarda al futuro, e per farlo scommette sulla forza silenziosa di Khaby Lame. È così che l’Hong Kong Tourism Board (HKTB) ha deciso di coinvolgere uno dei volti più riconoscibili del pianeta in una campagna di rilancio turistico che punta a riaccendere l’interesse internazionale verso la metropoli asiatica. Un progetto che, secondo i media locali come South China Morning Post, The Standard e Marketing Interactive, mira a raggiungere centinaia di milioni di persone attraverso i social network. E tra i 440 “key opinion leaders” invitati negli ultimi mesi, il nome di Khaby Lame è senza dubbio quello capace di spostare gli equilibri.

Il suo viaggio, raccontato con la consueta economia di parole che lo contraddistingue, ha attraversato alcuni degli angoli più emblematici della città. La tappa più significativa, secondo quanto riportato dalla stampa di Hong Kong, è stata Tai Hang, il quartiere noto per la Fire Dragon Dance, una delle tradizioni più radicate della cultura locale. La danza del drago di fuoco — fatta di incenso, movimenti corali e ritualità comunitaria — è una delle immagini più iconiche del patrimonio hongkonghese. Khaby non si è limitato a osservare: ha partecipato, ha provato i movimenti, ha seguito i danzatori locali che lo hanno guidato nella preparazione. Le foto e i video diffusi dal Tourism Board mostrano l’influencer tra le spire del drago composto da migliaia di bastoncini d’incenso, inserito all’interno di un rito che solitamente si vede solo nelle festività più importanti.

Questo elemento — la partecipazione diretta, non distaccata — è centrale nella strategia dell’HKTB. L’obiettivo dichiarato agli organi di stampa locali è spingere i creator a vivere e documentare esperienze autentiche, lontane dai percorsi più turistici e dai contenuti “cartolina”. Nel caso di Khaby, ciò ha significato anche una visita a Tai O, il villaggio di pescatori famoso per le case su palafitte, le stradine strette e l’atmosfera sospesa tra modernità e memoria. Tai O è una delle mete più fotografate di Hong Kong, ma raramente è protagonista di campagne internazionali: per questo la presenza dell’influencer ha avuto un effetto immediato, amplificando l’immagine di un luogo in cui tradizione e quotidianità convivono senza artifici.

La sua giornata nel villaggio — riportata da Marketing Interactive e SCMP — è stata costruita per mostrare la complessità della regione: non solo skyline e centri finanziari, ma anche comunità che conservano un’identità radicata. È un messaggio che Hong Kong sta cercando di rilanciare dopo gli anni difficili della pandemia e dopo la contrazione del turismo globale.

Accanto agli aspetti culturali, il viaggio di Khaby ha incluso anche un’esperienza gastronomica nei dai pai dong di Sham Shui Po, i chioschi tradizionali dove si cucina in strada e dove il cibo viene preparato in modo rapido, essenziale, visivamente potente. Le testate locali che ne hanno parlato sottolineano come questa scelta non sia casuale: si tratta di un modo per presentare un’immagine più quotidiana della città, lontana dalle superfici patinate dei quartieri centrali. Il contrasto tra la complessità dei sapori della cucina cantonese e le espressioni minimali di Khaby ha infatti funzionato a livello narrativo: il suo stile, per sua natura immediato, permette ai contenuti di superare barriere linguistiche e culturali.

Secondo i dati diffusi dai media di Hong Kong, la campagna dell’HKTB che coinvolge Lame fa parte di un programma molto più ampio, che negli ultimi mesi ha già portato in città oltre 440 influencer provenienti da diverse parti del mondo, con un bacino di pubblico totale stimato in circa 440 milioni di follower. La scelta di Khaby, il creator più seguito di TikTok, è dunque un tassello strategico che si inserisce in un piano articolato e di lunga durata.

Un altro elemento sottolineato dai quotidiani locali è il modo in cui Hong Kong ha “rinominato” il creator: 無語哥, tradotto come “Speechless Brother”, l’uomo senza parole. Un titolo affettuoso che coglie perfettamente l’essenza della sua comunicazione. Khaby è un personaggio che ha costruito una carriera globale sulla capacità di parlare attraverso i gesti, bypassando ogni barriera linguistica. E questo, come hanno evidenziato South China Morning Post e The Standard, lo rende un ambasciatore ideale per una città che punta a riconnettersi con il mondo in modo diretto e contemporaneo.

Il viaggio ha incluso anche un soggiorno nel Southern District, una zona più verde e costiera rispetto al cuore pulsante dell’isola di Hong Kong. Il SCMP ha riportato che tra le attività previste c’erano anche escursioni panoramiche e momenti dedicati a mostrare il lato “rilassato” della metropoli, compreso un hotel con vista sul mare, così da completare un racconto sfaccettato della città: una destinazione in cui la densità urbana convive con scorci naturali spesso sottovalutati.

A livello comunicativo, l’iniziativa rappresenta un caso di studio: i contenuti prodotti da Khaby non raccontano Hong Kong attraverso lunghe spiegazioni, ma attraverso micro-esperienze visive che riproducono esattamente la logica dei social contemporanei. Secondo gli analisti citati dai media locali, questo formato permette di intercettare fasce di pubblico che difficilmente reagirebbero a campagne tradizionali, e soprattutto consente alla città di posizionarsi come meta culturale e non solo commerciale.

Il risultato è un viaggio che, pur durando pochi giorni — secondo SCMP strutturato come un tour di circa tre giorni — è diventato un moltiplicatore di visibilità globale per Hong Kong. Una visibilità basata su elementi verificati: tradizioni, cucina, territori, esperienze comunitarie. Senza artifici e senza scenari costruiti su misura.

Insomma, Hong Kong ha voluto mostrare il proprio volto più autentico. E lo ha fatto scegliendo la voce — o meglio, il silenzio — più riconoscibile del web. Khaby Lame, con un gesto delle mani e uno sguardo che conoscono miliardi di persone, ha portato sui social l’immagine di una città capace di trasformare cultura e tradizione in un racconto immediato e universale. Un racconto che, ancora una volta, non ha avuto bisogno di parole.

Related Articles

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Back to top button