I verdetti del derby: il Milan è spietato negli scontri diretti, l’Inter domina le piccole ma fallisce i big match

Il Milan soffre con le piccole ma è implacabile negli scontri diretti, l’Inter paga sempre dazio alle concorrenti per lo scudetto. La Roma ha un gioco sempre più veloce e preciso, mentre la Juventus paga cari gli errori di mercato e Conte riavvia il Napoli
Se il primo risultato può essere un caso e il secondo una coincidenza, il terzo definisce una regola. Il Milan lascia punti per strada con le piccole, ma è implacabile negli scontri diretti: questo 1-0 all’Inter segue quello alla Roma e il 2-1 al Napoli (e lo 0-0 a casa Juve gli andò stretto).
L’Inter viceversa domina e spesso devasta chi le sta sotto, ma nel «suo» campionato siamo al terzo k.o. su tre: Juve, Napoli e adesso il derby. Il risultato di ieri è maturato sul prevedibile copione di un’Inter ambiziosa e un Milan umile: i due legni di Acerbi e Lautaro sommati al rigore parato dal portentoso Maignan a Calhanoglu (e siamo alla seconda prodezza decisiva dopo quella anti-Dybala) ci dicono che gli episodi hanno recitato un ruolo enorme, ma dal portiere ritrovato ai difensori accesi, dai tempi sospesi di Modric al coltellino svizzero Saelemaekers, alla puntualità in area di Pulisic, Allegri ha costruito un meccanismo che sa interpretare i momenti del match, e questa è una forma di sensibilità collettiva che porta lontano. Per ora al secondo posto col Napoli, mentre la quarta sconfitta costa all’Inter l’aggancio del sempre più sicuro Bologna.
L’effetto di San Siro vale così il primo posto in solitaria alla Roma, che a Cremona ha passato a pieni voti un altro esame svuotando di significato la vexata quaestio se il suo valore sia da scudetto. La Roma è lì con la miglior difesa del campionato, e per la prima volta ha segnato più di due gol mandando un segnale di accresciuta efficacia. Ma soprattutto la Roma a Cremona ha mostrato una direzione di marcia precisa, il palleggio tecnico e verticale, sempre più veloce e sempre più preciso, stavolta sì in stile con la storia di Gasperini, che fin qui aveva comandato adeguandosi a parametri diversi dai classici suoi.
Così l’agile berlina di Ranieri si è evoluta nella compatta jeep di Gasperini, e la loro fusione corrisponde alla sempre più brillante capolista dell’anno solare 2025 (76 punti, secondo il Napoli con 66). Esistono certamente picchi di valore individuale superiori a quelli della Roma, che nella formazione ideale del torneo piazzerebbe al momento N’Dicka e Soulé: ma se guardiamo ruolo per ruolo tutti i giallorossi sono fra i primi tre, il che descrive una squadra vera. E naturalmente sì, a quasi un terzo di campionato chi dà queste risposte è destinato a lottare per tutto.
Il decollo verticale di Soulé non può che riaprire il discorso sulle strategie di mercato della Juventus — plurale d’obbligo — di questi anni: nel week-end si sono aggiunti Savona, in gol ad Anfield con il Forest, e ancora Huijsen, pure lui difensore goleador col Real Madrid. La Juve che va in campo, invece, è l’unica grande ad aver perso altri punti su tutte le candidate alla Champions (con l’ovvia eccezione dell’Inter), e l’espressione dolente di Spalletti dopo il grigio pareggio di Firenze segnala la difficoltà del compito in mancanza di questo benedetto regista.
Conte ha riavviato il Napoli cambiandolo in profondità dopo che il passo indietro gli ha allargato la visuale, ma a dispetto dei tanti infortunati aveva dove pescare. Spalletti è molto più povero.
24 novembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA




