Trends-UK

Volandri: “La porta per Sinner rimane aperta, ma non mi aspetto che cambi idea”

Il capitano di Coppa Davis: “La scelta di Jannik fa male, ma non è la prima o l’ultima volta che succede. Siamo comunque una squadra forte”

Giornalista

22 ottobre – 08:16 – MILANO

Il giorno dopo le convocazioni di Coppa Davis, l’eco dell’assenza di Jannik Sinner non si spegne. Fa rumore, e tocca a Filippo Volandri abbassare il volume. Il capitano azzurro campione delle ultime due edizioni a Malaga sa bene che confermarsi a Bologna, senza il numero 2 al mondo, sarà un percorso più accidentato ma è altrettanto consapevole di avere a sua disposizione un gruppo solido e completo. C’è il fioretto di Musetti e l’atletismo di Flavio Cobolli, il martello di Matteo Berrettini e l’esperienza di Simone Bolelli e Andrea Vavassori, tra le migliori coppie di doppio in circolazione.

Volandri, manca Sinner, ed è un vuoto pesante ma l’Italia resta. 

“La squadra rimane molto forte. È ovvio che ogni capitano vorrebbe avere la rosa al completo con il suo giocatore più forte a disposizione. Ma proprio perché sono il capitano della Davis e ho giocato, cerco di normalizzare la cosa”.

Lo faccia anche per noi. 

“È una decisione che, come ha detto anche il presidente Binaghi, fa male, ma non è né la prima né l’ultima volta che succede. Capita a tutti i giocatori, anche ai grandissimi. Zverev non l’ha giocata per anni, Federer e Nadal lo stesso. Ci sono stagioni che ti portano ad arrivare in determinati momenti in condizioni fisiche e mentali diverse. Siamo pur sempre a fine stagione, e ogni anno è diverso. Per Jannik questa è stata una stagione particolare, e lo sappiamo tutti”.

Alla fine, i famosi tre mesi senza giocare non sono stati così utili all’ex numero 1 al mondo.  

“Sono stati due anni pesantissimi per lui per le motivazioni che sappiamo e Jannik ha speso tanto anche a livello mentale, ancora più che in campo. Sia lo scorso anno che questo ha finito la stagione spremendo tutto ciò che aveva. Alla Davis ha letteralmente raschiato l’ultima goccia di energia dal barile. E la sua grandezza è che non lo fa mai sembrare: appare sempre in controllo, ma vi assicuro che arriva alla fine della competizione svuotato”.

Da qui, la richiesta di una settimana in più per staccare, dunque?

“Esatto. Quella settimana serve per staccare, per ricaricarsi davvero e resettarsi per puntare al 2026 dove, comunque avremo ancora le Finals in casa. Quello con la Nazionale è un impegno importante per tutti, ma va gestito con equilibrio visto che arriva alla fine della stagione”.

Ma il regolamento dice che lei può cambiare fino a tre giocatori entro il 17 novembre. Non c’è la possibilità che Sinner possa cambiare idea? 

“Tecnicamente la possibilità di convocarlo c’è, ma quando un team di quel livello prende una decisione di questo genere sulla programmazione poi è difficile cambiare in corsa. Noi restiamo disponibili, la porta è aperta, ma non mi aspetto un cambiamento”.

Lei è a Vienna a seguire gli azzurri e i rivali austriaci, ha incontrato Sinner? 

“Ma certo, ci siamo visti e abbracciati. Abbiamo chiacchierato con il team, con la famiglia. Mi ha raccontato della cotoletta che hanno preparato. C’è grande serenità nei rapporti”.

Prima ha accennato a un tema più generale, la collocazione della Davis nel calendario: arrivano tutti col fiato corto. Che idea si è fatto? 

“Io credo che non si debba per forza giocarla ogni anno. E soprattutto serve una collocazione migliore: non può stare nell’ultima settimana della stagione, quando tutti sono scarichi. Se la consideriamo importante, dobbiamo darle il posto che merita. Il problema è che è un evento Itf in un calendario Atp che non lascia altri spazi”.

Passiamo a chi ci sarà: il ritorno di Matteo Berrettini, oltre al braccio anche l’esperienza di un uomo che sa fare squadra, come sta? 

“Matteo nell’ indoor ha picchi altissimi. È un giocatore da superfici rapide, anche se gli è mancata un po’ di continuità. Spero che in queste settimane ritrovi ritmo. Non ho dubbi sulla sua qualità, né come giocatore né come uomo squadra, è molto importante e lo ha dimostrato”.

Il numero 1 sarà sulle spalle di Lorenzo Musetti che si sta giocando un posto a Torino. Proprio nei giorni di Bologna dovrebbe nascere il suo secondogenito: come si fa? 

“Lui ha dato la massima disponibilità e noi lo aiuteremo a gestire la situazione nel miglior modo possibile. Io sono padre, capisco perfettamente cosa prova. Fino al giorno prima dell’inizio dell’evento si possono ancora fare sostituzioni, quindi c’è margine per valutare”.

Flavio Cobolli scalpita, ha sempre sognato di vivere la Nazionale da protagonista, cosa le ha detto? 

“Quando l’ho chiamato per convocarlo mi ha risposto “preferisco parlarne a voce”. In quel momento sono prevalse le emozioni. È un ragazzo che ha già mostrato cosa significa far parte di una squadra: a Bratislava, quando l’ho portato come sparring, ha dato tutto, fino a perdere la voce per il tifo. A Bologna nella fase a gironi dello scorso anno ha giocato un torneo straordinario. È maturato tantissimo, merita questa occasione”.

Ci aspettavamo anche Darderi tra i convocati… 

“Luciano ha fatto una bellissima stagione, ma è nato e cresciuto sulla terra rossa. È migliorato anche sul cemento all’aperto, ma sull’indoor deve fare ancora un po’ di esperienza e ne è consapevole. È un grande lavoratore, sta crescendo e la sua chance arriverà”.

Senza la fase a gironi, gli azzurri li vedrà solo a Bologna, è una difficoltà in più? 

“Con i tecnici ci stiamo dividendo tra i tornei per seguirli tutti. Lo abbiamo fatto anche durante l’anno, c’è un costante contatto tra giocatori, i loro team e i tecnici azzurri. Un sistema che funziona”.

Quindi che Italia vedremo a Bologna?

“Un’Italia completa: abbiamo esperienza, entusiasmo e talento. È una squadra che si conosce, che sa soffrire insieme. I ragazzi sono carichi, consapevoli e determinati. Lo vedrete a Bologna”.

Related Articles

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Back to top button