In Calabria mancano i posti barca: solo 4000 su 800 chilometri di costa

Con soltanto 4000 posti barca su 800 km di costa, la Calabria è l’ultima regione d’Italia per dotazione portuale. Ed ora il settore nautico rilancia: “Serve un nuovo masterplan e una strategia integrata con aeroporti, ZES e mobilità”.
L’orizzonte della Calabria guarda a sud ma è il mare a dettare la rotta. E oggi, nella regione più bagnata d’Italia, la nautica da diporto è ancora un’occasione mancata. I numeri parlano chiaro: su 800 chilometri di costa i posti barca disponibili sono appena 4000. Una carenza infrastrutturale che frena lo sviluppo del turismo nautico e che, secondo l’Associazione Costruttori Nautici dei Due Mari (ACDM), rappresenta al contempo una sfida e un’opportunità. “Siamo convinti che il Presidente Occhiuto saprà trasformare questo ritardo in un valore aggiunto, rilanciando con visione e concretezza un modello di sviluppo sostenibile fondato sulla risorsa mare”, dichiara Andrea Guarascio, presidente ACDM. La proposta? Riaprire il Masterplan della Portualità Turistica per adattarlo alle nuove esigenze e integrare porti, aeroporti e mobilità in un’unica cornice di crescita economica e ambientale.
Porti turistici come leva di sviluppo: il vantaggio blu
Nel dossier presentato dall’associazione si parla apertamente di un Vantaggio Blu: un paradigma di sviluppo che trasformi l’assenza di infrastrutture nautiche in un’occasione per progettare da zero un sistema moderno, sostenibile e interconnesso. L’obiettivo è superare l’approccio frammentato e immaginare la Calabria come un vero e proprio corridoio marittimo del Mediterraneo, valorizzando la sua vocazione naturale e la posizione strategica. Due i casi emblematici che fotografano l’attuale criticità: il Porto di Tropea – insufficiente rispetto alla domanda crescente pur essendo una delle destinazioni più internazionalizzate della regione – e il progetto del waterfront di Lamezia Terme, oggi sospeso tra logiche industriali e sogni turistici, che potrebbe diventare un polo nautico green anche grazie alla sua posizione in area ZES (Zona Economica Speciale).
Connettere porti e aeroporti: la chiave per crescere
“Connettere mare e cielo significa creare economia reale”, insiste Guarascio. E i dati lo confermano: ogni incremento del 10% nella connettività aerea diretta può generare mezzo punto percentuale di PIL in più e oltre l’1,5% di nuovi posti di lavoro. In quest’ottica, la Calabria – con tre aeroporti attivi (Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone) e oltre 2 milioni di passeggeri a semestre – ha tutte le carte in regola per puntare su pacchetti integrati fly & yacht. Il potenziale non manca. In tutta la regione operano cantieri navali, maestranze specializzate e dipartimenti universitari attivi nella ricerca e nell’innovazione del settore. “Non è un problema di competenze o di idee – commenta Guarascio – ma di direzione e volontà politica. Serve un piano, un cronoprogramma e una cabina di regia regionale che sappia guidare gli investimenti”. Da Cariati a Roccella Jonica, da Sibari a Vibo Valentia, passando per Taureana di Palmi, la Calabria ha tutto per diventare una delle penisole più competitive del Mediterraneo in ambito nautico e portuale. Ma è il momento di decidere: investire davvero nella sua identità marittima oppure continuare a guardare il mare solo da lontano.
Claudia Cabrini




