Con Chiambretti su Rai3 siamo tutti sulla stessa barca

Durano il tempo di una navigazione sulle acque del Tevere, dall’Isola Tiberina a Castel Sant’Angelo, con vista (del drone) sulla Basilica di San Pietro, le interviste di Piero Chiambretti, tornato su Rai3 dallo scorso 6 ottobre con la nuova stagione di “Fin che la barca va”, in onda dal lunedì al venerdì alle 20.15 (e disponibile on demand su Raiplay).
Il format, che ha esordito nella scorsa stagione televisiva, punta tutto sulle doti da intervistatore dell’esperto conduttore torinese, questa volta senza lucine, opinionisti, comici, ballerine e i tipici diversivi dello studio televisivo, ma alle prese con un unico ospite per tutti i venti minuti di trasmissione. E così dopo che la sirena scandisce la partenza e la “carta d’imbarco” presenta il protagonista di puntata, la raffica a ritmo altissimo delle domande, più o meno serie, di Chiambretti, investe l’ospite. Al centro dell’informale chiacchierata, sotto gli occhi di una ciurma che diventa pubblico, le tematiche sono varie, dall’attualità alla politica alla società, con qualche punta di gossip, fino ad un’ultima parte più intima e “spirituale”, scandita dall’avvicinamento ai luoghi simbolo della cristianità. Spirituali sono stati anche alcuni degli ospiti che hanno navigato finora con Chiambretti, che per dare il via a questa seconda stagione ha scelto di intervistare il sacerdote-giornalista don Filippo Di Giacomo e, nel marzo scorso, aveva aperto la serie con la primissima puntata assieme al cardinale Vincenzo Paglia.
Se il tenore – e il valore – dell’intervista può variare in base allo spessore dell’ospite, a fare da filo conduttore resta la tagliente ironia delle domande e il tentativo, quasi un marchio di fabbrica, di sdrammatizzare su tutto. O quasi, perché, una volta passato il “ponte dei fantasmi”, l’ultima parte della chiacchierata vira sul senso della vita, sulla morte, a volte sulla fede, e non sempre i naviganti si dimostrano all’altezza di tematiche più profonde. È molto più semplice, quando sulla “Livia Drusilla”, l’imbarcazione di Rai Cultura, ci sono Clemente Mastella, Angelo Bonelli oppure Roberto Vannacci, puntare tutto sulle schermaglie della politica. Spesso senza nascondere un filo di rimpianto nostalgico per quella politica che non c’è più – quella degli anni che hanno reso celebre Chiambretti da postino o laureato -, come negli episodi che hanno visto protagonisti l’ex ministro socialista Claudio Martelli o il giornalista di lungo corso Claudio Sabelli Fioretti.
Un format ormai “navigato”, dopo le 25 puntate della prima stagione, arricchito in questi nuovi episodi dalla presenza del bolzanino Patrick Facciolo, con la sua rubrica sulle capacità comunicative dei leader mondiali, e di alcune clip dichiaratamente realizzate con l’Intelligenza Artificiale.
La Livia Drusilla intanto continua ad andare, mentre sotto agli incantevoli scenari della Roma vista dall’alto si intuiscono le sirene di volanti e ambulanze. E il significato della navigazione, chiunque sia il passeggero, le sue idee, i suoi racconti, rimane sempre quello ricordato da Chiambretti in chiusura di ogni puntata: nel bene e nel male, in fondo, “siamo tutti sulla stessa barca”.




