Paulo vero nove Ma deve “pestare” l’area di rigore

È la soluzione o una soluzione? Di certo, è bastato un gol, uno dei 201 segnati in carriera, per far riscoprire Dybala a tanti. Che detta così, fa sorridere. Ma tant’è. Perché quando si parla di Paulo si dimentica troppo spesso che è uno dei pochi calciatori a militare nel nostro campionato che in attacco può far tutto. Il falso o vero nove, la seconda punta, il trequartista, l’ala a destra, l’ala a sinistra, la mezzapunta. Della serie: dove lo metti, gioca. E se sta bene, non ha rivali, non solo nella Roma. Così Gasperini, che lo conosce bene, ha dovuto soltanto aspettarlo: Dybala attaccante? Mai avuto dubbi io, forse gli altri. E’ vero. Dal primo giorno in cui è sbarcato a Trigoria non c’è stata mezza volta che lo ha discusso. Magari può non essergli piaciuta la battuta post-Plzen ma come accade in una squadra, lo si fa notare e finisce lì. Il paradosso, semmai, è che lo vorrebbe ancora di più giostrare dentro l’area, per «pestarla» come rimarca spesso. Pian piano (forse) ci riuscirà, pur con la consapevolezza che ingabbiare Paulo non è possibile. E allora si torna alla domanda iniziale: Paulo centravanti è la soluzione o una soluzione? Perché in alcune gare, soprattutto quando si affrontano squadre che giocano con il 4-3-3 e poi difendono a cinque, la possibilità di schierare due piccoletti, tra cui Paulo, un centrocampista in più e Cristante (o Pellegrini) in marcatura sul regista avversario e allo stesso tempo incursore alla Pasalic, è la/una via da seguire. Ma non è l’unica. Perché ci saranno delle gare dove ricorrere all’uomo di peso, al Dovbyk (o Ferguson) di turno per intenderci, sarà inevitabile. Perché Paulo non è Montella anche se fisicamente lo ricorda. Vincenzo l’area la riempiva, la «pestava» per rimanere in tema, era il suo orticello personale, quello che Gasp – in versione martello – continua a chiedere alla Joya. Ma ci sono degli avversari, delle partite, delle difese, dove servirà l’ariete, perché magari sarà più semplice occupare le fasce per i cross e di 201 gol in carriera, di reti segnate di testa segnate di testa dalla Joya, se ne ricordano poche. Anzi nessuna. E qui torna d’attualità il brutto anatroccolo, alias Dovbyk. Uno che la Roma vince, è prima in classifica e quasi ha timore di andare sotto la curva festante a Reggio Emilia. Ci ha dovuto pensare Pellegrini a portarlo. E fargli prendere quella dose di applausi che domenica ha meritato. Un gioco di sponda per Lorenzo e un assist per Wesley che meritavano sorte diversa. La stessa della quale avrebbe bisogno questo ragazzone dal sorriso triste. «Guarda come sprinta» ha detto Gasp a fine partita guardando un replay televisivo. Appuntamento a «guarda che gol che ha fatto».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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