Arezzo, primo weekend della Città del Natale 2025: già 100mila presenze (nonostante i prezzi)

Torna il mercatino di Natale fino al 6 gennaio 2026. Numeri sempre record ma prezzi in salita: uno stinco di porco costa 25 euro, 8 euro per la schiacciata con la mortadella
Bisognerà riscrivere la geografia: la città più a sud del Tirolo sta in Toscana ed è Arezzo, sede del Mercato di Natale più importante dell’Italia centromeridionale, appunto come quelli dell’Avvento tipici del Trentino, dell’Alto Adige e di tutta l’Europa centrale. Sabato15 novembre il via, con i primi accenni di ressa, domenica la punta di un weekend che, secondo le prime stime, raggiunge le 100 mila presenze.
Non è esattamente un andamento lento, ma siamo ancora alla metà, come da dieci anni a questa parte, dei momenti topici, il Ponte dell’Immacolata e i fine settimana prima del Natale, quando in passato si sono toccate i 250 mila visitatori, con record di 150 mila in un solo giorno, un milione e mezzo di bilancio finale, fra Capodanno e l’Epifania.
Per Arezzo, città turisticamente povera fino al 2015 (peggio faceva in Toscana soltanto Prato) è un’autentica manna: basterà dire che il tasso di occupazione degli alberghi e degli agriturismi (per i quali invece l’Aretino, insieme alla provincia di Siena è in vetta alle classifiche regionali) è già al 87 per cento e siamo ancora agli albori.
Facile prevedere che si toccherà in alcuni weekend da qui a Natale il tutto esaurito. Il giro d’affari è multimilionario, un toccasana che non solo rimette in sesto i conti di tutte le attività, ricettive e ristorative, del centro storico, ma ne ha fatte fiorire tante che di questa kermesse vivono. Per l’acropoli in cima al colle della città antica, un tempo tagliato fuori dal centro commerciale dei negozi e degli uffici che si è da decenni spostato più a valle, è una sorta di rinascita.
Infatti, quando si sono accese le luci, Arezzo è vestita a festa con le luminarie delle feste avviate in anticipo e i muri degli antichi palazzi, a cominciare da quelli di Piazza Grande, cuore della Città di Natale, risplendono col buio di un videomapping che colora le pietre di simboli natalizi e anche di storia del luogo per i turisti ignari. E proprio l’anticipo dei tempi è una delle caratteristiche dei mercatini, che partono prima di quelli del Tirolo vero e proprio e si concludono dopo: a Capodanno i banchi tirolesi, per l’Epifania l’appendice del Prato, il parco che domina Arezzo dall’alto.
Ma quali sono i motivi per venire ad Arezzo durante questa lunga kermesse, a parte le meraviglie, tutte da riscoprire, di un centro storico tanto splendente di capolavori, a cominciare dagli affreschi di Piero, quanto spesso poco conosciuto, almeno rispetto a Firenze, Siena e Pisa?
Da un lato la maratona culinaria, nella quale fanno da attrazione principale i piatti tipici tirolesi cucinati all’aperto in Piazza Grande: stinco di porco, salsicce, crauti che imbottiscono i brezen tipicamente altoatesini, austriaci e bavaresi.
Di mercati di Natale caratteristici in Toscana ce ne sono anche altri, a cominciare da Montepulciano, ma quello aretino è il solo a sud del Pò in cui si possano assaggiare le specialità nordiche.
C’è poi la Città dei bambini, che trova il suo culmine nella grande ruota panoramica del Prato e nella Casa di Babbo Natale allestita nella storica Fortezza medicea, un vero e proprio percorso pensato per i più piccoli e arricchito, appunto per loro, da “lucciole” ricreate artificialmente nei giardini, e da branchi di renne costruite con le luci. Tutto molto commerciale, d’accordo, ma il mix funziona.
Certo, i prezzi sono quelli che sono: 25 euro uno stinco di porco, 8 una semplice schiacciata alla mortadella, 5 un cannolo siciliano o un arancino (già, ci siamo scordati di dirlo: le specialità culinarie giungono da tutta Italia, 40 casette per le quali i commercianti pagano un affitto di 10 mila euro in due mesi) ma il “popolo” del Natale non si lascia spaventare.
Anche perchè una parte del successo di questa Città dei Balocchi dipende proprio dalla sua collocazione geografica: al centro della penisola, molto più facilmente raggiungibile per chi viene da Roma, da Napoli e dal sud, conveniente anche per tutta la Toscana e parte del nord rispetto ai mercatini tirolesi.
I disagi non mancano e fanno arricciare il naso ai puristi: il traffico oltre misura, i parcheggi esauriti già a cominciare da questo weekend, le auto che dilagano fino in periferia, le tonnellate di rifiuti da ripulire, un turismo mordi e fuggi che a volte consuma più risorse di quante ne porti. Ma è il fondo limaccioso di un grande fiume che trascina folle e guadagni. Oltre a una fama di metà turistica che prima Arezzo non aveva mai avuto. Alla fin fine, dicono pratici gli aretini, soprattutto i commercianti che ne vivono, vale la pena di sopportare.
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16 novembre 2025
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