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Gasp, sorrisi per tutti nonostante Ayroldi: «La squadra mi piace: si diverte e ci crede»

dal nostro inviato

CREMONA Se nemmeno l’arbitraggio di Ayroldi gli ha fatto andare di traverso la domenica, vuol dire che sì, lui sta cambiando la Roma ma Roma e la Roma stanno forse cambiando lui. Perché il primato, l’esser diventato in silenzio un punto di riferimento della tifoseria, inizia a piacergli. Lo si è capito quando espulso, al terzo gol di Wesley, ha scherzato con qualche sostenitore giallorosso in tribuna e poi, quando in televisione a Dazn gli hanno fatto vedere il murales che lo ritrae in versione stregone a Garbatella: «O mamma, sembro un incrocio tra Mago Merlino e la Befana – ridacchia – È bellissimo, gli ingredienti ‘Grinta, cuore e sudore’ sono fantastici. Sono d’accordo, sono i principali e poi cerchiamo di aggiungerci spezie e sale». Eh sì, questa Roma, nata incompleta da un mercato che non l’ha soddisfatto, inizia a piacergli. Soprattutto ora che è riuscito a convincere chiunque che entra in campo a ritagliarsi un suo spazio importante: «Sì, è il segreto che poi tanto segreto non è. Baldanzi ad esempio mi è piaciuto moltissimo, è stato fastidioso e pericoloso, il ruolo di centravanti si può fare anche con queste caratteristiche e lui l’ha fatto molto bene. Ferguson quando è entrato ha segnato una rete importantissima, stavamo giocando bene e creando diverse chance ma serviva fare gol. Lì ho capito che potevamo vincere».

LA SPIEGAZIONE

È felice, dispensa elogi a tutti. Si rabbuia, il tempo di rispondere alla domanda, soltanto quando gli chiedono dell’espulsione che lo priverà di Roma-Napoli: «I dieci minuti finali del primo tempo sono stati veramente pesanti e assurdi per noi. Nelle scelte, dall’ammonizione di Ziolkowki a quella di Wesley che stava andando in porta, senza dimenticare i falli laterali, il rigore assegnato. È stata una sequenza di episodi che mi hanno fatto protestare. Forse in quell’occasione ci poteva anche stare un provvedimento nei miei confronti, anche se, ripeto, gli episodi uno dopo l’altro sono stati a dir poco strani. Ma nella ripresa non c’era nulla, proprio zero. C’è stato un fallo di Mancini ma non ho aperto bocca, ho soltanto fatto un gesto di disappunto che chiunque può fare in tribuna. È intervenuto il quarto uomo, è diventato protagonista e così sono stato espulso». Ritrova il sorriso quando gli viene chiesto dell’idea di arretrare Cristante nella linea dei tre difensori: «Ho scelto di fare così non per demerito di Ziolkowski ma perché temevo che con un altro mezzo fallo sarebbe andato fuori. Era a rischio d’espulsione, è stato un cambio dovuto a necessità. E la cosa poi ha funzionato. Vedo un gruppo che ora gioca, si diverte e ci crede. Hanno rotto gli argini del divertimento. Ora si allenano anche al di là dei risultati che non saranno sempre così». Già ma finché lo sono, meglio goderseli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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