Il “The Guardian” viaggia alla scoperta della Calabria. I borghi animati «da canti e balli»

«Sulle scalinate illuminate a lampione di una chiesa gotica silenziosa, una giovane donna si avvicina al microfono. Accanto a lei, un uomo accorda la sua chitarra. Di fronte, seduti su sedie e ciottoli, un gran numero di persone attende in silenzio. Da un balcone vicino, panni stesi ondeggiano nella brezza calabrese. La chitarra accelera, la donna emette note tremolanti con la solennità di un muezzin. Tiene un tamburo a mano, batte un ritmo che trascina il pubblico in piedi. Le persone avanzano, battono i piedi, vorticano nella piazza, il canto si fa più intenso, il tamburo rimbomba. È cominciato il festival Sustarìa». E’ un passaggio di un reportage dedicato dal “The Guardian” alla Calabria animata «da canti e balli». Una «nuova generazione sta rivitalizzando i tranquilli villaggi del sud Italia», si legge nell’articolo a firma di Daniel Beurthe. Ed ecco che in piccoli comuni come Lago e Conflenti, «un’intera generazione ha preso l’iniziativa per rianimare villaggi dell’entroterra della Calabria».
I borghi prendono vita grazie ai festival di musica, cibo, balli tradizionali, coinvolgendo la comunità, gli artigiani, i produttori locali, e puntando a un turismo più autentico, rispettoso del territorio e delle tradizioni. L’articolo sottolinea l’importanza del recupero di «piccole realtà» attraverso la «partecipazione, passione e creatività». Come accade a Lago, borgo collinare in provincia di Cosenza, affacciato sul Mediterraneo. «È circondato da estesi uliveti e piccoli appezzamenti dove le famiglie coltivano fichi, castagne e cereali locali. Cristina e Daniele sono nati e cresciuti in questo borgo di pietra grigia, avamposto medievale del Regno dei Longobardi. Sebbene il loro orgoglio per Lago sia palpabile, pochi dei Laghitani che incontro vivono qui tutto l’anno. Come molti giovani del sud Italia, se ne sono andati in cerca di opportunità che scarseggiano in Calabria». Il racconto prosegue. «Dopo il concerto, la folla si è spostata in un campo vicino a una piccola cascata alla periferia di Lago per una cena a base di piatti regionali: fiori di zucca fritti; cipolla rossa di Tropea». Il giornalista incrocia lungo il suo percorso Cristina, «che mi spiega la crescita della sua iniziativa: “Inizialmente, a Sustarìa venivano solo persone del posto, ma poi hanno iniziato ad arrivare persone da altre parti d’Italia e persino da altri Paesi. Ogni anno cresce». Quest’anno sono quasi 600 i presenti.
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