Roma, Gasperini a caccia degli attaccanti: Soulé è l’unica certezza

Inutile girarci intorno: anche se era quasi scontato, quando non ha letto il suo nome nelle convocazioni dell’Argentina per l’amichevole giocata contro l’Angola, Soulé c’è rimasto male. Non è stata una sorpresa perché era consapevole che la provocazione del suo agente, poi spiegata da Matias proprio a Il Messaggero, il ct Scaloni gliela avrebbe fatta scontare. Ma giustamente pensava che per quello che ha fatto e sta facendo, fosse finalmente arrivato il momento di debuttare con la maglia della Selección. E poco importa se poi alla fine giocano sempre i soliti. Matias si sarebbe accontentato anche dei 4 minuti concessi a Panichelli e Prestianni l’altra sera. Perché ci si dimentica troppo spesso che il ragazzo di Mar del Plata ha sì segnato 4 gol e 2 assist in questo avvio di stagione ma veniva, con Ranieri in panchina, da un finale in quella passata dove si era preso sulle spalle la Roma e l’aveva portata ad un punto dalla Champions (4 reti, una delle quali, la punizione che a febbraio decise Parma-Roma è tra le candidate del Gran Galà del Calcio per il gol più bella della Serie A 2024-25). Ora i giallorossi sono primi in campionato e lui è il miglior marcatore della squadra. Dati, verità, evidenze non confutabili che non sembrano però scalfire Scaloni che preferisce convocare Prestianni, ragazzino del Benfica che Mourinho impiega con il contagocce. Crescita che invece non è passata inosservata a Gasperini. Che in cuor suo, anche se non lo ammetterà mai, visto il momento del reparto offensivo (Dybala e Dovbyk out, Bailey e Ferguson da valutare già oggi, alla ripresa degli allenamenti), è stato ben felice di aver avuto Matias in questa sosta a Trigoria.
CRESCITA
La Roma è senza attaccanti di ruolo, l’unico rimasto è lui, il ragazzo di Mar del Plata che sta completando questa trasformazione da trequartista tutto fare in attaccante: «Cosa gli chiedo? Semplice, gol e assist», fu la risposta di Gasperini il giorno della presentazione. Elementare Watson, ma non è stato così semplice e immediato. Perché l’allenatore di Grugliasco, in questa maturazione tecnico-tattica vuole che Matias giochi più la palla, che triangoli con il centravanti, che sia sempre dentro al gioco e mai di schiena rispetto alla porta. Senza poi lasciare nulla al caso: inizialmente, anche se può sembrare strano, il tecnico si è concentrato sulla postura, sulla posizione del corpo di Matias, costringendolo a guardare sempre in avanti, a pestare il più possibile l’area di rigore, senza però togliergli la libertà di fare quello che gli riesce meglio. Un lavoro che sta dando i suoi frutti. Ora, serve però lo step finale. Quello di diventare l’uomo di riferimento. Soulé ci prova. Con la consapevolezza che se non c’è l’amico Dybala ha inevitabilmente più responsabilità. C’è chi dice, guardando i numeri (3 gol su 4 sono arrivati senza la Joya), che giochi addirittura meglio. Sarà come dice Gasp – «Non credo che giochi col freno a mano tirato se gioca con Dybala. Paulo è un riferimento tecnico importante che aiuta anche chi gioca vicino a lui» – ma poi tra assist, gol, e sostituzioni (con il connazionale in campo, è stato tolto con il punteggio in bilico o da recuperare con Milan, Inter e Parma in campionato e col Plzen in Europa League), Matias dà l’idea di prendersi più responsabilità. O forse amando entrambi partire da destra per poi accentrarsi (delle 18 occasioni create, 14 sono arrivate proprio da questa posizione iniziale), quando c’è la Joya, a volte Soulé è costretto a traslocare sulla fascia opposta. Responsabilità che dovrà prendersi a Cremona, per continuare a cullare il sogno di un primato tanto inatteso quanto meritato. Quelle che vorrebbe anche avere con l’Argentina. Scaloni permettendo.
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