Doppio Bartesaghi, ma al Milan non basta: il Sassuolo frena Allegri

LA PARTITA – Non è solo questione di farsi andare di traverso il pranzo della domenica. Ma anche di salire sull’aereo per Riad privi di quella serenità e convinzione utili per giocarsi un trofeo con la testa leggera. Perché adesso è arrivato anche il terzo indizio, e quindi la sgradevole prova: dopo Cremonese e Pisa, il Milan si incaglia pure contro il Sassuolo. Per fortuna di Allegri, le neopromosse sono finite. Si rammarica Max e si dispera Bartesaghi, piscinin rossonero che, sotto gli occhi del piscinin storico Baresi, può celebrare la sua doppietta da sogno a San Siro solo fino a un certo punto. Allegri temeva parecchio questa partita ed è stato un buon profeta, mentre il Sassuolo ha semplicemente fatto il Sassuolo: negli ultimi sei incroci al Meazza, il Diavolo è riuscito a vincere soltanto una volta. Per Max gli emiliani restano croce e delizia: la squadra portata dalla C alla B ma anche il boia che l’ha condannato dodici anni fa e che ora potrebbe costringerlo a perdere la vetta della classifica.
LE SCELTE – Altro che turno di riposo. Come ha spiegato Allegri in vigilia, i ragionamenti su eventuali rotazioni dettate dalla Supercoppa sono pari a zero e quindi Modric è entrato in campo come al solito dal primo minuto. Alla sua destra Loftus-Cheek, in avanti Nkunku accanto a Pulisic. Grosso in difesa ha preferito Candé a Doig e davanti a sinistra, nell’unico vero ballottaggio di vigilia, Fadera l’ha spuntata su Laurienté.
LE CHIAVI TATTICHE – Per i primi dodici giri di lancetta è stato un monologo rossonero. Più per necessità che per scelta, il Sassuolo si è ritrovato ingabbiato negli ultimi trenta metri davanti alla sua porta, incapace di uscire da una pressione forte e ben eseguita in tutte le zone del campo. La chiave della supremazia tattica è stata Pulisic che, appostato a una manciata di metri alle spalle di Nkunku, arretrava andando incontro al pallone e fornendo superiorità numerica al Milan nel cuore del campo. Un Diavolo gradevole da vedere e sciolto nella testa e nelle gambe, incoraggiato dagli errori brutti e ripetuti degli emiliani in uscita. La monotonia del copione si è infranta al primo affondo neroverde: Rabiot ha smarrito palla malamente in uscita, Pinamonti ha servito una sponda perfetta per l’inserimento di Koné che ha saltato Gabbia con facilità estrema e superato Maignan in uscita con un sontuoso tocco di esterno destro. Sul Meazza sono calati silenzio e incredulità. Era la prima volta che il Sassuolo si affacciava dalle parti dell’area rossonera e il Milan ha pagato pegno a livello mentale: le giocate sicure sono diventate affannose, il giro palla più nervoso e meno lineare, anche perché a quel punto il Sassuolo ha preso coraggio e ha iniziato a sgusciare spesso e volentieri ancora sul lato destro. Thorstvedt la chiave tattica di Grosso (del suo vice Longo), che si allargava quasi da ala pura, portando via riferimenti al Milan e creando varchi in mediana. I rossoneri si sono rimessi in sesto intorno alla mezzora, riprendendo le sicurezze smarrite. Prima è stato Rabiot a divorarsi il gol a due passi da Muric e poi Bartesaghi, dimenticato da Walukiewicz, ha stappato la sua domenica da sogno andando a raccogliere sul palo lontano un cross molto intelligente di Loftus-Cheek.
PRESAGI – Il bis è arrivato al secondo minuto della ripresa: quando Nkunku lo ha servito sulla corsa, Bartesaghi ha calciato di prima intenzione sul primo palo, sorprendendo Muric. San Siro tutto in piedi per applaudire il ragazzo del Vismara: percorso completato. A quel punto il Diavolo aveva tutte le possibilità per scrollarsi di dosso le ultime ansie, ma hanno iniziato a comparire presagi poco confortanti. Come i due gol annullati – Pulisic al 57’ per un fallo di Loftus-Cheek, Rabiot al 67’ in fuorigioco – e un ottimo riflesso di Maignan su Thorstvedt. Il Milan, soprattutto, ha commesso l’errore capitale di cedere terreno agli emiliani, rinculando di minuto in minuto. In pratica, ha smesso di giocare quando mancavano ancora venti minuti al gong. E a forza di insistere, il Sassuolo ha pareggiato. Azione di meravigliosa efficacia, tutta di prima a pelo d’erba: Koné, Pinamonti e Laurienté in buca d’angolo. Era il minuto numero 77 e a pochi respiri dal 90’ un sinistro del francese si è stampato sul palo. A quel punto il fischio finale di Crezzini è stato quasi una liberazione




